Paracelso medico e mago. Il lascito in Italia

Paracelso
Paracelso nella penisola italiana

< I > Subito dopo la morte di Paracelso il suo imponente corpus letterario non ebbe grandissima diffusione. Poche furono le opere che riuscì a pubblicare in vita e per questo la sua fama crebbe soltanto quando i suoi discepoli iniziarono a raccogliere, ordinare e divulgare i suoi scritti.

Un lavoro preciso e prezioso fu compiuto da Giovanni Huser che, incaricato dall’arcivescovo principe Ernst di Colonia, intraprese un esame critico e filologico di circa trecento documenti, manoscritti autografi e non.
Dato che Paracelso non scriveva personalmente gli appunti, tutto il materiale era confluito in mano ai suoi seguaci, tra cui annoveriamo Giovanni Oporino e Giovanni Montano, e proprio per questo motivo la raccolta dei testi fu un’impresa molto ardua. Una volta sistemato gran parte del patrimonio letterario Huser procedette alla pubblicazione di un’opera in dieci volumi, avvenuta a Basilea negli anni 1589-1590, e di parziali ristampe a Strasburgo nel 1603 e nel 1605, arricchite da nuovi documenti.

Tre grandi indirizzi farmaceutici

< I > I continuatori dell’opera di Paracelso si basarono su queste edizioni per proseguire e approfondire i tre grandi indirizzi farmaceutici fondati dal medico svizzero: quello spagirico, quello iatrochimico e quello chemiatrico.
Come afferma Gino Testi, tutti coloro che si accostarono alle teorie paracelsiane, nonostante la presenza di numerose divergenze, seguirono comunque dei principi comuni:

< I > I processi vitali si estrinsecano attraverso processi chimici.

< I > I principi costitutivi dell’organismo umano sono elementi nel senso chimico.

< I > Ogni malattia deve essere combattuta agendo sui processi chimici dell’organismo.

< I > Ogni scompenso nel processo vitale è espressione del prevalere di uno o più elementi chimici-base costituenti l’organismo.

I tre personaggi più influenti che accolsero e divulgarono le idee e le teorie di Paracelso, che possono così essere inclusi all’interno di quel movimento che cade sotto il nome di filosofia chimica, sono: Petrus Severinus (Sørenson) nato nel 1542 e morto 1602 ed autore dell’Idea medicinae philosophicae (1571); Gerard Dorn (?-1584) che scrisse nel 1568 il Chymisticum artificium naturae in cui criticava la dottrina aristotelica della generazione e della corruzione; Oswald Croll (ca. 1560-1609) invece scrisse la Basilica Chymica (1609) che riassume i concetti delle segnature, dei tria prima e una sintesi del sistema paracelsiano di filosofia naturale.

Le linee di studio

Dopo aver analizzato i documenti a mia disposizione che riguardavano l’interesse nei confronti delle teorie di Paracelso dimostrato dagli intellettuali italiani in un periodo che va dalla seconda metà del 1500 alla prima metà del 1600, e aver cercato di sintetizzare per aree geografiche l’ingresso di tali idee nella penisola italiana, è opportuno riassumere in questa sede, in linee generali, quali siano state le posizioni assunte dagli studiosi nelle fonti da cui sono partito.

Lo studio eseguito da Marco Ferrari è limitato all’aera Padana ed esamina l’ingresso delle idee paracelsiane, avvenuto per mezzo dei Libri di segreti, esclusivamente attraverso l’analisi degli ambienti, prevalentemente popolari, in cui queste teorie si inserirono.

L’articolo di Giancarlo Zanier, allargando gli orizzonti geografici di questo argomento, evidenzia invece l’influenza prevalentemente pratica-operativa che Paracelso esercitò sulla cultura italiana, non evitando comunque di sottolineare l’interesse dimostrato dagli spagiristi anche per i risvolti più propriamente teorici del corpus paracelsiano. Inoltre sottolinea la superficialità che ha accompagnato i primi studi eseguiti su questo argomento. Ricordando il periodo in cui sono stati scritti (inizio seconda guerra mondiale), l’accostamento della figura del medico svizzero con i più disparati intellettuali italiani era funzionale a sottolineare una marcata linea di congiunzione ideale italo-tedesca.

Paolo Galluzzi e Antonio Clericuzio invece sono contrari ad attribuire scarsa rilevanza agli aspetti più filosofici del pensiero paracelsiano. L’accoglienza è avvenuta su ampi strati della società italiana e non solo a livello popolare. Infatti, anche in ambito accademico l’interesse fu vivo e fruttifero anche se, a differenza di altri centri culturali europei, appare strana l’assenza di polemiche tra Paracelsiani e i sostenitori della medicina galenica.

Lo slancio delle idee Paracelsiane

La corte aristocratica di Firenze, come avvenne anche per la corte di Praga di Rodolfo II, per l’attività dell’Accademia scientifica dei Lincei di Roma e l’Accademia dei Segreti di Napoli, sono stati alcuni dei trampolini di lancio per le tesi di Paracelso e per gli esponenti di ciò che viene chiamata filosofia chimica. Questo sembra sufficiente per dimostrare come, allo stato attuale delle ricerche, la fruizione avvenisse in tutti gli ambienti culturali e non solo a livello popolare, dove si inserì all’interno di contesti in cui già esisteva un vivo interesse nei confronti delle pratiche più propriamente tecniche dell’alchimia.

Paracelso nella penisola italiana – Ulisse.sissa.it | Nella rete della scienza – Aprile 2007

 

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