Kareem Abdul-Jabbar. Basketball renaissance

Da Miles Davis ho preso lo stile, Coltrane mi ha insegnato lo scopo.”

Sulle spalle dei giganti, Kareem Abdul-Jabbar

Kareem Abdul-Jabbar nasce Ferdinand Lewis Alcindor jr. a New York il 16 aprile 1947 e nella sua vita è sempre stato un uomo eccezionale. Letteralmente parlando.

Non solo nel senso più meramente enfatico del termine ma nel senso che, nel novero dei massimi campioni NBA di ieri e di oggi e degli sportivi più famosi, Jabbar rappresenta un’assoluta eccezione, appunto.

Un’anomalia data da un mix di aspetti tecnici, caratteriali e umani del tutto inaspettato che nulla hanno a che vedere con la volontà di dominanza o la sete di vittorie che caratterizzano alcuni altri noti vincenti.

Jabbar più che a una stella conclamata assomiglia a una silenziosa goccia che batte sulla roccia ed erode l’avversario con una costanza da amanuense. Anno dopo anno. Canestro dopo canestro, giocata essenziale dopo giocata essenziale. Punto dopo punto.

Con silenziosa introversione Jabbar cura il proprio corpo e il proprio cervello come un tempio, coltivando la temperanza attraverso tutte le venti stagioni da professionista nella NBA, vincendo il primo e l’ultimo titolo a distanza di diciassette anni e diventando il primo marcatore della storia pur con una media punti tutto sommato “abbastanza umana” di 24.6 a partita. Questo senza mai essere un accumulatore seriale di cifre e statistiche.

Nel 1984 con la maglia dei Los Angeles Lakers (Fonte Getty Images | Andrew D. Bernstein)

Kareem è stato in grado di fondersi – quasi celandosi – nella propria stessa iconica azione e giocare, come direbbe il poeta Giorgio Caproni, ad “asparire” in essa con un gioco di apparizione e sparizione che delinea alcuni dettagli ben precisi del proprio carattere. 

Da una lato c’è una lotta interiore di difficile risoluzione tra il proprio talento esuberante e la personalità schiva. Dall’altro lato una meticolosità così assidua che lo porta a perfezionare il gancio cielo così a lungo e così a fondo da diventare il singolo “signature moves” più riconosciuto, citato e immarcabile della storia del gioco, tanto da divenire pressoché irriproducibile.

Un movimento unico quanto la sua personalità, in grado di abbracciare aspetti complementari dell’esperienza umana, mentali e fisici. Proprio come un vero uomo universale del rinascimento italiano, di vitruviana memoria…


Kareem Abdul-Jabbar. Basketball renaissance – Overtime. Storie a spicchi – 16 aprile 2021



 

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