Gregg Popovich, woken

Woke è un vocabolo originariamente nato all’interno della terminologia politica statunitense e si riferisce a una persona in grado di cogliere gli aspetti della realtà circostante in maniera ampia e coerente. Una persona attenta alla res publica ovvero a quelle “faccende di pubblico dominio” che consentono di avere uno sguardo d’insieme sulla comunità in cui ci si trova a vivere.

Ciò che più caratterizza una persona woken è quindi la consapevolezza. La capacità di interiorizzare le varie istanze culturali, politiche, sportive della società e del vivere all’interno di una collettività complessa e sfaccettata.

C’entra in qualche modo l’intelligenza dell’individuo, ma non solo. C’entra anche l’apertura mentale, i viaggi, le letture, la curiosità. La formazione e le persone che si frequenta. C’entra infine il coraggio di esporsi…

gregg popovich
…e di fare gesti anche apparentemente controcorrente dettati solo dalla responsabilità individuale.Sostenendo il messaggio politico e sociale del #blacklivesmatter ma rispettando anche l’inno americano.
(Fonte ph. Getty – David Dow)

Come si è appena capito c’è una persona all’interno del mondo NBA che, per carisma, status acquisito e capacità tattiche e intellettuali, aderisce perfettamente ai connotati della parola woke.

Stiamo parlando del burbero e sarcastico allenatore e mentore della Spurs Nation Gregg Charles Popovich, nato a East Chicago, Indiana, in un freddo venerdì 28 gennaio del 1949.

Gregg è il figlio unico di un padre croato, Raymond, e di una madre serba, Katherine, che nasce e cresce in un luogo dove, anche secondo il censimento più recente degli Stati Uniti del 2010, è al 42,9% nero, 35,5% bianco e il 19,1% di altre etnie, con molti residenti di lingua spagnola. Si tratta insomma di una di quelle piccole città della provincia americana pericolosamente basata su una singola mono-economia e per questo in perenne lotta per la sopravvivenza. Ma, a differenza di altre realtà, questa è caratterizzata da un particolare rimescolamento etnico che rende questa cittadina sul lago Michigan votata all’acciaio delle fabbriche siderurgiche un curioso esperimento sociale.

Nel 1906 la Us Steel costruisce in quella regione il più grande impianto per la produzione di acciaio di tutti gli Stati Uniti. Lungo un’ideale steel belt sorgono una serie di città più o meno grandi e interamente dedite all’acciaio: Merrillville, Griffith, East Chicago e Crown Point. Quell’industria da forma ai sogni di stabilità di tutti gli immigrati che giungono da più parti in quegli anni e pronti a tramandare ai propri figli il loro stesso destino. Fatica, sudore e un orizzonte limitato, ma un lavoro garantito.

Continua […]


Gregg Popovich, woken – Overtime. Storie a spicchi – 28 gennaio 2021



 

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