Isaac Newton, alchimia, un delitto

Isaac Newton

Rebecca Stott, Il codice di Newton, Casale Monferrato, Edizioni Piemme, 2007 | Tit. originale “Ghostwalk”

Isaac Newton l’alchimia

< IRebecca Scott, accademica di professione ma scrittrice per passione, travasa nel suo primo romanzo un po’ del il suo bagaglio di conoscenze storiche e la sua certosina passione per la ricerca sulla figura di Isaac Newton.

La pedante erudizione non fa per lei, anzi, ogni singola nota storica non è lasciata al caso in quanto non si tratta di mera autocelebrazione saccente, ma tutta la narrazione è funzionale alla vicenda che vuole raccontare: Isaac Newton e alchimia.
In bilico fra il ‘600 e il nuovo millennio una serie di delitti mettono in relazione il grande scienziato inglese e, quella che ritengo essere, l’alter ego della scrittrice, la protagonista Lydia Brooke. Lo scenario è quel Trinity College e quella Cambridge che nell’immaginario collettivo si rende patria intellettuale di grandi geni scientifici e letterari; è il centro attivo di una trama in cui nulla si deve dare per scontato, in cui “La grande abilità del mentire non è il mentire. Solo omettere certi dettagli”.

< ISiamo di fronte a una deposizione che ha il sapore dello sfogo personale, a una copia rubata di un diario personale e a una confessione che costringe a mettere in gioco se stessi, che costringe a svelare, lentamente, le debolezze che più temiamo. La Lydia protagonista procede nelle sue indagini con lo sconforto dell’inevitabile conclusione da un lato e la soddisfazione della propria investigazione professionale e personale dall’altro lato, mischiando il suo essere donna con la propria indole artistica e di ricercatrice improvvisata. Una vittima e allo stesso tempo carnefice, suo malgrado, del proprio destino e di quello di chi le sta accanto, con la netta sensazione che ci sia molto della Rebecca Stott nel romanzo, celato fra le righe.

Nuova e vecchia scienza

< I >Ma questo non è tutto, il risvolto intimista della narrazione procede parallelo alla documentazione e alla analisi storica compiuta dalla scrittrice, sostenuta peraltro da una valida tesi di partenza. L’idea di un Isaac Newton, genio solitario e immerso unicamente nei suoi studi, sembra vacillare visibilmente. La scienza ormai, per complessità di idee e necessità di strumenti, abbozzava già un qualche modello del moderno spirito d’equipe: il genio avulso dal contesto storico, culturale e politico quindi non regge più il confronto. Così la protagonista del romanzo si trova ad indagare nella complessa e fitta rete di alchimisti che legava il giovane Isaac, aspirante docente della cattedra lucasiana di matematica del Trinity, e i più autorevoli alchimisti dell’epoca, che garantivano protezione, materiale e idee.

Newton quindi non è nuovo a sorprenderci, noi che l’abbiamo sempre eretto a trionfatore indiscusso del secolo dei lumi e portabandiera di quella razionalità scientista di cui ci riempiamo la bocca. Ebbene, questa strana matassa, di misticismo e scienza, è tuttora difficile da sbrogliare; proprio qualche anno fa a Gerusalemme sono state risposte, dopo il 1969, le lettere in cui Isaac Newton abbozza un primo calcolo matematico circa la fine del mondo, in una mostra intitolata “Newton’s secrets”.

La data dell’apocalisse

< ISdraiato sotto il melo, come almeno di lui si dice, l’empirismo di Newton non lo portò a teorizzare solo la famosa legge di gravitazione universale, ma anche a datare l’apocalisse nell’Anno Domini 2060, interpretando un passo della Bibbia del profeta Daniele. La lettera (Yahuda MS 7), datata 1704, mischia appunto millenarismo e scienza, con intenti e risultati che noi potremmo definire aberranti, ma che per lui sicuramente non lo erano.

L’autore dei “Principia Mathematica” infatti, calcola che il mondo sarebbe scomparso 1260 anni dopo la fondazione del Sacro Romano Impero d’Occidente, basandosi sulla durata presunta della corruzione della Chiesa, coincidente con l’inizio del potere temporale del papa, che nell’800 d.C. incorona Carlo Magno Imperatore del Sacro Romano Impero, e per un periodo indicato dal profeta Daniele nei versetti 7-25 e 12-7, in cui si legge: “per un tempo, dei tempi e la metà di un tempo, e quando la forza del popolo santo sarà interamente infranta, allora tutte queste cose si compiranno”. Da questa frase Newton estrapolò la cifra 1260, corrispondente a un anno (1), due anni (2) e la metà di un anno (6 mesi).

 

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